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Casa di proprietà: si, no e soprattutto perchè?

Il mio lavoro mi porta a riflettere a 360 gradi sul concetto di “casa” e ultimamente mi sono soffermata spesso sulle esigenze culturali e sociali connesse all’acquisto di un immobile di proprietà, non tanto per ragioni di investimento ma per viverci appunto. Provo a riassumere qui alcune delle mie riflessioni.
Siamo immersi in una cultura, quella italiana, che ci inculca fin da piccoli che una delle maggiori dimostrazioni di essere a tutti gli effetti degli adulti responsabili ed affermati sia proprio quella di diventare proprietari di casa. Il che implica avere sufficienti capitali per la caparra e un’adeguata situazione lavorativa che ci permetta di accendere un mutuo e poi farvi fronte per almeno 15-20 anni se non 30.
Inoltre c’è la convinzione granitica, radicataci anche questa fin dall’infanzia, che andare in affitto sia uno spreco di soldi, mentre pagare un mutuo sia si un sacrificio, ma che alla fine ti rende proprietario di un bene da tramandare ai discendenti.

L’acquisto di una casa risponde davvero ad una necessità economica?

Quello che mi chiedo è quanto la scelta di acquistare una casa sia dettata da valutazioni economiche approfondite sulla sua reale sostenibilità e convenienza e quanto invece non sia dettata appunto da ragioni più culturali. Perché se ci pensiamo bene questa consuetudine granitica è più figlia di una situazione economico sociale che era quella delle generazioni dei nostri genitori e nonni, non tanto quella attuale di chi si sta affacciando per la prima volta sul mercato immobiliare.

Innanzi tutto la stabilità lavorativa è molto meno garantita, come anche la probabilità di restare tutta la vita a vivere nello stesso luogo. Non da ultimo i tassi di interesse, fino a tempi recenti assolutamente vantaggiosi, al momento lo sono sicuramente meno. Il vantaggio di una tassazione molto bassa sull’eredità e sulle donazioni la rende sicuramente ancora una scelta interessante ma molte delle altre condizioni sono radicalmente mutate.

Inoltre basta guardare fuori dall’Italia per vedere situazioni molto diverse: in Paesi come la Germania e la Svizzera la consuetudine di acquistare la casa dove si vive non è mai stata sentita come in Italia: buona parte della popolazione vive tuttora in affitto, prediligendo altri mercati per allocare il proprio eventuale risparmio.
 Credo poi che in Italia avere una casa di proprietà da lasciare ai propri figli sia tuttora considerato di enorme valore perché il ruolo della famiglia e il principio di tramandare all’interno della stessa i beni accumulati dai patriarchi sono ritenuti intoccabili. Cosa molto diversa ad esempio in Francia dove una tassazione sull’eredità e le donazioni molto alta, nonché l’esistenza di una tassa patrimoniale, lo rende un concetto diversamente sentito.

La domanda per l’Italia é se e quando muteranno questi valori così forti ancora oggi. E se questo avverrà noi operatori del settore saremo pronti ad intercettarlo e ad offrire le soluzioni corrispondenti ai nuovi bisogni?